I traumi rendono il cervello bloccato

Dr. Gaetano Gallo Psicologo e Psicoterapeuta Saluzzo e Cavour

La postura e il movimento automaticamente si adattano, senza una consapevole intenzione, per massimizzare le risorse e garantire la sopravvivenza. Quando i genitori di un bambino sono buoni, le sequenze di azione rimangono flessibili e fluide durante l’arco dell’esistenza. Siccome il cervello, paragona l’informazione presente con le esperienze passate, vi è possibilità di cambiare verso il miglioramento della capacità di elaborazione dei significati e delle attese sul futuro immediato.

Se però non si cresce in ambienti favorevoli, gli schemi si irrigidiscono e questo provoca un impedimento verso apprendimenti nuovi. Traumi e vicende di attaccamento disfunzionali, danno luogo a un deficit neuropsicologico che limita la creazione di significati nuovi e il miglioramento della capacità predittiva.

Quando è in gioco la possibilità di prendere rischi, l’atteggiamento del cervello diventa conservatore, se la decisione riguarda la possibilità di alcune azioni di essere sicure e gratificanti adesso, quando nel passato sono risultate pericolose, determinando negli altri risposte negative.

L’impossibilità di upgrading, cioè della possibilità di migliorare la capacità di elaborare significati e l’attesa sul futuro immediato, impedisce una possibile azione adattativa nel presente e favorisce strategie che hanno funzionato nel passato.

Previsioni bloccate nel tempo passato e l’agire diventato sempre più limitato, si rinforzano a vicenda.

Se la ricerca della vicinanza, come creare un contatto oculare e protendersi, ha ricevuto risposte di rifiuto, la persona prevederà spiacevoli conseguenze quando cercherà vicinanza. La conseguenza sarà quella di farla smettere di cercare contatti oculari e di protendersi. Gli altri così non noteranno il bisogno di mettersi in relazione, non daranno risposta sintonica, confermando le previsioni negative.

Se stare con la testa alta e dritti in piedi ha prodotto umiliazioni, abuso o attenzioni non desiderate, la persona apprenderà a rimanere collassata o con la testa bassa, quindi in una modalità non assertiva. La postura in questo caso rispecchia l’apprendimento antico, favorendola e limitando l’upgrading previsionale e dei significati. Questa condizione permane per un tempo lungo, anche se le situazioni sono cambiate e pure se la strategia non risulta adeguata per la situazione presente. Le previsioni che l’hanno prodotta non sono sottoposte a discussione e le trasformazioni sono bloccate da un’abitudine corporea, che richiama e rinforza aspettative antiche.

L’azione limitante, collegata alle aspettative e ai significati, ha origine nel trauma e nel fallimento dell’attaccamento o è il risultato del combinarsi di queste componenti.

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