Il dolore è più di un insieme di sensazioni corporee, poiché riguarda anche componenti cognitive ed emotive. Come definiamo quelle sensazioni spiacevoli che indichiamo come dolori? Possiamo riferirci solo alle sensazioni del corpo? La risposta è no. Infatti non ci sono solo sensazioni ma vengono coinvolti pensieri ed emozioni. Quindi riguarda anche le esperienze emozionali oltre che sensoriali.
Di quel giorno in cui abbiamo avuto un mal di testa continuo, per esempio, riusciamo a ricordarci che eravamo nervosi, e forse anche un po’ tristi, questo perché il male alla testa ha avuto un’influenza su tutta la giornata. Quando entra il gioco il dolore viene influenzato il nostro modo di interpretare e di valutare. Nei dolori cronici i sintomi che frequentemente vi si associano riguardano l’ansia. Ansia e paura infatti portano la persona verso l’anticipazione del dolore che sentirà, peggiorando così le sensazioni. L’ansia anticipatoria connessa al dolore può portare verso la disabilità, poiché l’individuo eviterà frequentemente i posti (come per esempio la scuola o il lavoro) dove ha provato il dolore.
La metà degli individui che hanno dolori cronici presentano sintomi depressivi, non tanto connessi alle sensazioni dolorifiche ma all’influenza sulla vita di tutti giorni. Quindi non sono le sensazioni del dolore ma le esperienze connesse al dolore a creare la maggior difficoltà.
Con la depressione e l’ansia aggiungiamo la rabbia che la persona sofferente di dolori continui tende a reprimere, perché non può esprimerla nella socialità e questo lo porta probabilmente a rivolgerla verso se stessa. Ciò determina anche qui, che è l’emozione della rabbia e i giudizi sulla condizione sociale a influenzare i modi in cui l’individuo esprime ed elabora le sue esperienze connesse al dolore.
Quando elaboriamo percezioni che identifichiamo come dolori, le sensazioni, le cognizioni e le emozioni presentano un legame molto stretto.
www.psicologosaluzzo.it